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L`amaro caso della baronessa di Carini

Poemetto di autore anonimo

Piange Palermo, piange Siracusa,
a Carini c`è il lutto in ogni casa;
chi ha portato questa dolorosa notizia
mai possa avere pace nella sua casa.
Ho la mente tanto confusa,
il cuore è gonfio, il sangue trabocca,
vorrei una canzoncina rispettosa,
piangerebbe anche la colonna a casa mia.
La migliore stella che rideva in cielo,
anima senza cappotto e senza velo,
la migliore stella dei Serafini,
povera Baronessa di Carini.

Vicino al castello di Carini
gira continuamente un bel cavaliere,
il Vernagallo di sangue gentile
che tiene la palma della gioventù.
Gira come una piccola ape d`aprile
intorno al fiore per succhiarne il miele;
dall`alba fino al tramonto
sempre tiene d`occhio le finestre;
ed ora compare nella piazza
su un cavallo baio che vola senza ali,
ora lo trovate in chiesa
con gli occhi innamorati che gli brillano,
ora di notte con il mandolino
sentite la sua voce nel giardino.

Il giglio fine, che spande l`odore
nascosto fra le sue stesse foglie,
vuole evitare gli amorosi affanni
e non risponde a tutte queste attenzioni,
ma dentro brucia di potente fiamma,
cammina fuori di sé e si confonde;
e sempre il pensiero la tormenta
perché ha davanti una figura bella.
...
Questo fiorellino è nato con gli altri fiori,
é sbocciato in marzo a poco a poco,
aprile e maggio ne hanno goduto l`odore,
con il sole di giugno si è bruciato,
e continuamente questo fuoco sta acceso,
sta acceso continuamente e non si consuma,
questo gran fuoco a due cuori dà vita,
li tira dietro a sé come una calamita.

Il barone era tornato dalla caccia:
"Mi sento stanco, voglio riposarmi."
Senonché gli si presenta alla porta
un fraticello che gli vuole parlare.
"Tutta la notte insieme sono stati."
...
Gesù e Maria, che aria nuvolosa,
questo è segnale di tempesta.
Il fraticello usciva ridendo
e il barone sopra era delirante.
La luna si copre di nuvole,
il gufo fa sentire il suo verso e svolazza.
Il barone afferra la spada e l`elmo:
"Vola, cavallo, fuori di Palermo!
Presto, fedeli, benché sia notte,
venite a farmi la scorta.
...
La Baronessa di Carini
era affacciata al suo balcone
e si prendeva svago e piacere,
gli occhi al cielo e la mente all`amore,
termine estremo dei suoi desideri.
"Vedo venire una cavalleria,
questo è mio padre che viene per me.
Vedo venire una cavalcatura,
questo è mio padre che viene ad uccidermi."
"Signor padre, che siete venuto a fare?"
"Signora figlia, vengo ad uccidervi."
"Signor padre, accordatemi un poco di tempo
in modo che possa chiamare il mio confessore."
"Sono tanti anni che la prendi a gioco
ed ora vai cercando un confessore?
Questa non è ora di confessioni
e neanche di ricevere Dio."
E non appena pronunzia queste amare parole
tira la spada per spaccarle il cuore.
...
Al primo colpo la donna cadde,
al colpo successivo la donna morì.
Il primo colpo lo prese nella schiena,
l`altro colpo le spaccò il povero cuore e le vene.
Accorrete tutti, abitanti di Carini,
ora che è morta la vostra signora.
Morto il giglio che fiorì a Carini,
ne ha colpa un cane traditore.
Accorrete tutti, monaci e preti,
portatevela insieme nella tomba.
Accorrete tutte, persone buone,
portatevela in gran processione;
accorrete tutti con un piccolo panno
per asciugarle il visino bello;
accorrete tutti con un piccolo panno
per asciugarle il visino livido.

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