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Gianbecchina

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Giovanni Becchina, in arte Gianbecchina, è uno dei più grandi pittori siciliani del XX secolo.
Nacque in una modesta famiglia nel 1909 a Sambuca di Sicilia (Agrigento).
Dopo aver conseguito il Diploma del Liceo Artistico, continuò gli studi all`Accademia di Belle Arti prima a Roma e dopo a Palermo. Successivamente fu docente presso il Liceo artistico del capoluogo siciliano. Ebbe rapporti di amicizia con importanti artisti e letterati, quali Guttuso, Quasimodo e Migneco.
Motivo ispiratore della sua pittura é il paesaggio siciliano (campi, montagne, mare) presentato a forti tinte; in esso sono inseriti dei soggetti impegnati nella fatica quotidiana del vivere, ma colti anche nelle loro emozioni e nella loro ansie. Lo stesso Gianbecchina scrisse così della sua arte: "Il contenuto della mia opera, il motivo del mio dipingere, l`oggetto del mio fantasticare è stato sempre lo stesso in tutto il mio lavoro, la vita degli uomini e delle donne della mia isola, con le loro ansie e i loro problemi, con il colore, la luce, la conformazione, il profumo, il sapore di questa Sicilia, anche i suoi sussulti terribili e gli impeti della sua gente."
Fra il 1948 e il 1960 svolse un`intensa attività di affresco e restauro in numerose chiese ed edifici importanti dell`isola danneggiati dalla guerra o da altre cause.
Negli anni Sessanta fece anche un`esperienza di pittura astratta (Scirocco, Espansione, La grande messe), che gli consentì di provare ed esprimere suggestioni nuove in una meravigliosa esplosione del colore.
Fra il `68 e il `70 nei suoi quadri apparve il dramma del terremoto del Belice (Terremoto). Nello stesso periodo nacque la serie degli Amanti, giovani coppie al contatto con la natura, fra gli alberi, le spighe, i canneti, colte nella gioia di vivere con spontaneità ed innocenza. Indubbiamente gli avevano suggerito questo tema i giovani che, dopo l`esperienza del `68, avevano acquistato nuova consapevolezza del loro essere e della loro libertà di vivere.
Nel 1975 la città di Palermo organizzò una mostra antologica delle sue opere nella Galleria d`Arte moderna, in cui venne esposta per la prima volta la grande tela della Mattanza, carica di luce ed ispirata ad un forte realismo. Il Presidente della Regione gli conferì in quell`occasione la Trinacria d`oro in riconoscimento dei suoi meriti artistici e culturali.
In seguito le mostre delle sue opere si susseguirono con ritmo incessante in varie città della Sicilia e altrove. Negli anni Novanta il Maestro donò al Comune di Sambuca, suo paese natio, varie opere realizzate in tutto l`arco della sua attività artistica. La morte lo colse nel 2001.

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