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I briganti stagionali

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Due brigantesse dell'Italia meridionale

Quella del brigantaggio è una pagina di storia che non riguarda solo la Sicilia, ma tutta l'Italia meridionale, dove all'indomani dell'Unità, proclamata nel 1861, si ebbe la consapevolezza che le condizioni economico-sociali, anziché migliorare, come ognuno aveva sperato, erano peggiorate rispetto all'epoca dei Borboni. Infatti ai mali antichi (analfabetismo, povertà, malattie, ingiustizie, carenza di vie di comunicazione) se n'erano aggiunti di nuovi, quali l'inasprimento fiscale, il servizio di leva obbligatorio e la concorrenza delle industrie del nord ai prodotti dell'artigianato locale.
L'esoso fiscalismo veniva esteso anche ai generi di prima necessità, come la farina; la leva obbligatoria per alcuni anni toglieva alle famiglie braccia valide e la concorrenza dei prodotti industriali, non più frenata dalle barriere doganali, faceva perdere al Meridione una cospicua fonte di reddito e di occupazione.
Fu soprattutto per queste ragioni che ebbe notevole incremento il brigantaggio, male antico del Meridione e protesta estrema contro il disinteresse dello Stato e gli abusi dei ceti più abbienti.
Non sempre diventava brigante chi era tendenzialmente delinquente, il più delle volte la vita stessa portava a fare tale scelta. Veniva a trovarsi in questa strada, per esempio, chi, non avendo fiducia nelle istituzioni, si faceva giustizia da solo e per evitare il carcere diventava latitante; oppure chi si rifiutava di prestare il servizio di leva e si dava alla macchia per non essere arrestato. C'erano, poi, quelli che non sapevano come mantenere la famiglia e quindi si appostavano in attesa che passasse la carrozza di un nobile o di un ricco borghese per assaltarla.
A questo proposito è d'obbligo riferire un simpatico aneddoto che si racconta nella Valle del Belice. Un ricco proprietario terriero di quella zona, quando doveva intraprendere un viaggio in carrozza, anzichè lasciare a casa gli oggetti di valore come per prudenza facevano tutti gli altri, preferiva tenere addosso l'orologio, l'anello ed altri preziosi dicendo: "Se mi fermano devono pensare che io non ho niente, come se fossi un morto di fame?"
Vi furono anche varie donne che, essendosi fatte briganti o, per meglio dire, brigantesse, si diedero alla macchia e tante di esse furono uccise in conflitti a fuoco o catturate, torturate e condannate.
La più curiosa, ed anche la più diffusa, figura di brigante era quella del brigante stagionale. Apparteneva a questa categoria chi per necessità, a volte per disperazione, si metteva, come si diceva allora, "a lu passu" nei mesi in cui non c'erano lavori nei campi. Nei periodi di mietitura, di vendemmia o di raccolta delle olive trovava più facilmente lavoro e quindi tornava ad essere una persona onesta.
Lo Stato non fronteggiò questo grave fenomeno sociale con le necessarie riforme, ma con una dura e sanguinosa repressione. Per conseguenza migliaia di briganti furono arrestati dall'esercito e tanti uccisi nei conflitti a fuoco o passati per le armi dai soldati. E molto opportunamente è stato scritto che questi disgraziati, vittime di uno stato volontariamente miope, sarebbero dovuti pesare sulla coscienza dei governanti di allora! (S.B.)

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