Il ricettario della signora Vincenza
Il Ricettario
( Foto gentilmente concessa dal dott. A. Franco)
Per chi volesse leggere il Ricettario indichiamo il sito Internet in cui si trova: www.arkamedia.org - Esso contiene anche interessanti fotografie antiche.
Le ricette, per la maggior parte di cucina, a volte sono presentate con precise indicazioni per gli ingredienti e per l'esecuzione; altre volte, invece, sono scritte in forma di rapidi appunti con riferimento alle sole dosi da impiegare, il resto è sottinteso. Molte di quelle ricette indubbiamente non sono più conosciute o hanno cambiato nome. Si fanno ancora i biscotti della monaca Catalfamo o le cassatine della monaca Guarnieri? E c'è ancora bisogno di produrre l'inchostro di Tolù mescolando blu di Prussia, acido ossalico e gomma arabaica?
Singolare è la lingua della signora Vincenza: un italiano talvolta anche ricercato, ma con tante parole di origine dialettale. E allora capita di trovare espressioni di questo genere: amarena senz'ossa, carne capoliata, conserve di cocuzze fresche, nocille e mendole atturrati. E poi s'incontrano vocaboli come persiche, passoli, petrosillo, lande, burnie, o verbi come si annetta, si rimina, si accotturano. Questo probabilmente avveniva perché la signora Vincenza scriveva le ricette per uso personale e, preoccupandosi della chiarezza, per i termini "tecnici" preferiva attingere al dialetto, a lei più familiare.
Le dosi sono sempre indicate secondo le antiche unità di pesi e misure siciliane. Nel 1868 c'era già il regno d'Italia e il nuovo sistema di pesi e misure nazionali era in vigore da alcuni anni, ma la signora Vincenza trovava più comodo continuare a misurare come le aveva insegnato sua madre, facendo ricorso all'oncia, al rotolo, al boccale, ecc.
Nelle famiglie della nobiltà e della buona borghesia agli ospiti si offriva, durante la conversazione salottiera, il rosolio insieme ai dolcini, l'uno e gli altri rigorosamente preparati con diligenza e passione dalla padrona di casa e dalle sue figlie. Ed ecco che nel manoscritto figurano vari tipi di rosolio: d'amenta, di rose, di vaniglia, di cannella, di garofani, di agrumi diversi. Fra i dolci ci sono, per portare qualche esempio, Taralli di Castelbuono, Mustazzoli di Napoli, Sfinci d'uova, mostardi della monaca Catalfamo.
Molto ricco é anche il repertorio delle salse e delle conserve.
Abbiamo detto che le ricette non sono tutte di cucina. Sia pure in numero limitato, troviamo anche quelle per risolvere piccoli problemi quotidiani: c'è lo spirito di sapone per la barba, l'acqua di Armida odorosa, la pomata per levare le rughe dal volto. Ma la più curiosa rimane la pomata per far crescere i capelli: "Sugo di ortica due once, olio di mandorle amare once due si unisce bene il tutto e se ne unge la parte calva ed i capelli…" Francamente ci convincono di più le appetitose ricette di cucina, che la signora Vincenza con cura trascriveva nel suo quaderno, lontana anni luce dal pensare che dopo un secolo e mezzo qualcuno ne avrebbe parlato. E per di più su Internet! (S. B.)
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