Lu sceccu di senia
La senia, acquerello di Paola Chiofalo
In un ampio pozzo veniva installata una macchina di legno costituita da un nastro trasportatore verticale (nel caso specifico si trattava di una fune) teso fra due tamburi rotanti e munito di numerose brocche (quartari); queste, arrivate in fondo, si riempivano d'acqua e risalivano versando il loro contenuto in un'ampia vasca (gebbia).
Il movimento rotatorio veniva generato da un animale da soma (asino o mulo) legato ad una trave orizzontale direttamente collegata alla senia. L'animale. bendato, girava attorno al pozzo in continuazione e, grazie ad un sistema di ruote dentate, faceva ruotare i tamburi e quindi la fune con le brocche.
Si trattava di un ingegnoso sistema per procurarsi dell'acqua in grande quantità con basso consumo di tempo e di energie. Una macchina di tal genere in lingua italiana si chiama bindolo.
La facilità d'irrigare i terreni permise ai siciliani la realizzazione di lussureggianti giardini. Ancor oggi in qualche parte della Sicilia per indicare un giardino si dice senia.
Da senia deriva il verbo siniari che significa lavorare in modo pesante e monotono.
Sceccu di senia è detto colui che è sottoposto a lavori duri, sempre uguali e mal remunerati.
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