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La romanzesca vita di Cagliostro

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Il Settecento è un secolo in cui numerosi sono gli avventurieri e i viaggiatori. A volte nella stessa persona coesistono le due anime, come nel caso del conte siciliano Alessandro Cagliostro, il cui vero nome era Giuseppe Balsamo.
Nacque a Palermo nel 1743 nella casa di uno speziale (ossia il farmacista di quei tempi). Alla morte del padre entrò come novizio nel convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone, dove frequentò il laboratorio del frate speziale e apprese i primi rudimenti di chimica e farmacologia. Lasciato il convento, si mise a studiare per conto proprio medicina, chimica e ipnotismo; queste conoscenze gli sarebbero servite in futuro per curare le malattie, preparare filtri amorosi e conquistare l'animo delle persone che frequentava. Alcuni, anche potenti, dipesero totalmente dalla sua volontà, come avvenne al cardinale francese Louis de Rohan, che per lui ebbe più che un'amicizia un autentico culto.
Versatile e intraprendente, trascorse una giovinezza avventurosa, viaggiando a lungo in Italia. A Roma una giovane bellissima di nome Lorenza Feliciani, figlia di un fonditore di metalli, e la sposò nel 1768. Questa donna divenne compagna e complice delle sue avventure presentandosi con il nome di Serafina. Il Balsamo insieme a lei viaggiò, con il titolo altosonante di conte Alessandro Cagliostro, in lungo e in largo per tutta l'Europa.
Grazie alle conoscenze mediche e farmacologiche, ai poteri ipnotici, e al suo fascino personale, riuscì a frequentare l'alta società delle capitali europee soggiornando in residenze lussuose e acquistando successo, ricchezza e potenti amicizie. Si pensi che nel 1780 a Varsavia ebbe trionfale accoglienza dal re in persona. Veniva considerato spesso un benefattore che aiutava gratuitamente le persone a risolvere i problemi amorosi, a guarire dalle malattie o a vincere al gioco. Era celebre e molto richiesto il suo “elisir di lunga vita”, ma venivano apprezzati anche il “vino egiziano” e le “polveri rinfrescanti”, che gli consentivano di compiere portentose guarigioni. Cagliostro dichiarava di avere trascorso l'infanzia alla Mecca, di essere stato sul monte Ararat dove aveva visto i resti dell'arca di Noé e di essere stato introdotto da un misterioso sapiente agli antichi misteri dei sacerdoti egiziani.
A volte, invece, fu considerato un imbroglione e conobbe perfino la durezza del carcere, come gli accadde a Londra, dove fu imprigionato a causa dei debiti.
Ritornato alcuni anni dopo in quella città, si avvicinò alla massoneria e, sempre animato dal suo spirito versatile e creativo, fondò una setta di “rito egiziano”, che, come vedremo, sarà la causa della sua rovina. Per il momento, comunque, gli diede grande notorietà e numerose adesioni fra i ceti elevati. A questi successi contribuì la bella Serafina che, con il titolo di regina di Saba, era diventata presidentessa di una loggia aperta anche alle donne.
Fra il 1785 e il 1786 in Francia fu coinvolto, pur non avendo colpa, nel celebre “Processo della collana” insieme al cardinale De Rohan, del quale era diventato amico e consigliere. Il cardinale, caduto in disgrazia presso la regina di Francia Maria Antonietta, fu convinto da una scaltra nobildonna a comprare una collana costosissima che alla regina piaceva molto. La collana fu acquistata a nome della regina, ma quella donna con un sotterfugio riuscì ad appropriarsene. Quando gioiellieri si rivolsero per il pagamento a Maria Antonietta, che era ignara di tutto, il re Luigi XVI immediatamente fece arrestare il cardinale, il Cagliostro, ritenuto suo consigliere, e la dama. Mentre si celebrava il processo il Paese, che non nutriva sentimenti di simpatia per la regina, si schierò a favore del cardinale e di Cagliostro. Entrambi furono assolti, ma l'italiano fu obbligato dai sovrani a lasciare la Francia.
Negli ultimi anni della sua vita Cagliostro si trasferì a Roma, dove lo attendevano altri guai. Infatti, avendo cercato di introdurre nella città dei papi la sua loggia massonica di “rito egiziano”, fu arrestato per ordine del Sant'Uffizio, processato e condannato al carcere a vita. Scontò quella pena rinchiuso in condizioni disumane dentro una piccola e lurida cella della fortezza di San Leo (Pesaro-Urbino), dove resistette solo quattro anni e mezzo; poi, nel 1795, la morte venne a liberarlo da ogni sofferenza.
Della sua vita avventurosa e affascinante s'impossessò la fantasia popolare la quale, attratta dall'alone di mistero che l'avvolgeva, fece diventare il conte Cagliostro un personaggio leggendario tanto che ancora oggi si parla di lui come di persona dotata di poteri straordinari. Anche alcuni scrittori si sono occupati delle sue vicende; i più celebri sono il francese Alessandro Dumas padre, che ne fece il protagonista dell'opera Joseph Balsamo e il siciliano Luigi Natoli, autore del romanzo Cagliostro. (S. B.)

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