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Le poesie di Petru Fudduni

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Un curioso personaggio della tradizione siciliana é il poeta Petru Fudduni, il quale, avvolto in un alone di leggenda, é diventato simbolo della risposta pronta ed arguta. La tradizione ne colloca la nascita nel 1600 e la morte nel 1670. Del suo cognome non sappiamo nulla, come spesso accade per i poeti popolari; Fudduni, italianizzato in Fullone, era un soprannome, significava estroso, bizzarro, quasi pazzo.
Pietro Fullone viveva a Palermo facendo lo spaccapietre. Nelle sue poesie ha trattato temi cari al popolo: la povertà, l'insofferenza per i ricchi e i potenti, la sensibilità religiosa. E' questa la ragione per la quale é stato amato della gente non solo ai suoi tempi, ma anche nei secoli successivi.
Il gusto per la polemica e la prontezza espressiva lo portarono a scontrarsi con altri poeti popolari del suo tempo. Il più celebre fu il cosiddetto Dotto di Tripi. A volte i versi con i quali i poeti contemporanei si rivolgevano a lui erano triviali, altre volte cordialmente scherzosi o addirittura presentati in forma di indovinello. Pietro aveva per ognuno la risposta che meritava. Gli chiede in versi un poeta:

Si sì poeta e l'animu t'abbasta,
tu dimmi: cu camina cu la testa?

e risponde Petru Fudduni:

Poeta sugnu e l'animu m'abbasta;
la taccia ci camina cu la testa.

Traduzione:
Se sei poeta e ne hai la capacità,
dimmi: Chi cammina con la testa?

Sono poeta e ne ho la capacità:
Il chiodo dei calzolai cammina con la testa.
Sappiamo, infatti, che quel chiodo viene piantato sulla suola, pertanto la sua testa ad ogni passo batte a terra.
La poesia di Pietro Fullone non era solo battuta arguta, il poeta aveva anche capacità di sentimenti, sotrattutto a carattere religioso. Molta delicatezza si coglie , infatti, in questa bellissima immagine della Madonna:

Pigghia lu cchiù gran specchiu chi ci sia
e di cristallu finu sia 'na massa;
tu guardi a iddu e iddu guarda a tia
pirchì l'ummira tò dintra ci passa;
tu t'alluntani e iddru cancia via,
lu specchiu senza macula si lassa;
cussì fu Cristu 'nventri di Maria,
s'incarna, nasci e virgini la lassa.

Traduzione:
Prendi il più grande specchio che ci sia
e sia una massa di cristallo fine,
tu guardi in esso ed esso guarda te
perché la tua ombra vi penetra dentro;
tu t'allontani e l'immagine s'allontana pure,
ma lo specchio rimane senza macchia.
Così fu Cristo nel grembo di Maria,
s'incarna,nasce e la lascia vergine.
I versi di Pietro Fullone si sono diffusi nel tempo in tutta la Sicilia al punto che l'immaginazione popolare gli ha attribuito scritti polemici contro autori vissuti prima o dopo di lui e ne ha fatto una figura mitica. (S.B.)

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