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IV. L'uso del vino a scopo terapeutico

Veniamo infine allo specifico della prescrizione del dottor don Giorgio: in questa si notano palesi riferimenti alla teoria umorale della scuola ippocratico/galenica ripresi dagli insegnamenti della medioevale Scuola Salernitana, alla cui base stava lo studio dell'Anatomia e l'importanza attribuita all'equilibrio psico-fisico e a una dieta corretta ed equilibrata (principi attualissimi, riaffermati dalla medicina psicosomatica e dalla scienza dell'alimentazione); il Regimen sanitatis salernitanum si occupa a lungo del vino e ne descrive nel dettaglio i vari tipi e il relativo modo di assumerlo. affermando che:

Sunt nutritiva plus dulcia candida vina.
(Più del grosso e colorato nutre il vin bianco e melato.)

Si vinum rubeum nimium quandoque bibatui;
venter stipa tu, vox limpida turbificatur.
(Il vin rosso, a chi sovente lo bève troppo allegramente,
stringe il ventre ed anche nuoce al metallo della voce.)

Gignit et humores melius vinum meliores:
si fierit nigrum,corpus reddit tibi pigrum.
Vinum sit clarum, vetus, subtile, matuum,
ac bene lymphatum, saliens, moderamine sumtum
(Soglion gli ottimi liquori generar ottimi umori.
Però il vin nero ti avverte ch'egli rende il corpo inerte.
Il vin sia maturo, annoso, legger, limpido e spumoso;
ma lo annacqua e mai nol bere fuor che in modico bicchiere.)

Vina probantur odore, sapore, nitore, colore.
Si bona vina cupis, haec quinque probantur in illis:
fortia, formosa, fragrantia, frigida, frisca.
(Fan palese il vin sapore, limpidezza, odo, colore.
Se il buon vino conoscer brami, cinque cose ei ti richiami:
sia formoso, sia fragrante, forte sia, fresco e frizzante.)

la Scuola Salernitana insegnava inoltre che "il medico accorto, quando desidera salvaguardare la salute di qualcuno, deve badare ad istruire nel bere secondo la qualità naturale dell'uomo e del vino"; ed ancora sentenziava col "De flore dietarum" di Costantino Africano:
"...Qualora il vino sia mediocre e si beva misuratamente, secondo richiede l'età, il tempo, l'infermità o la buona salute, è sano. Al medico d'altra parte è necessario che nel vino e nelle altre cose tenga sempre presente il temperamento e la sovrabbondanza di umore di ciascun uomo.
Il vino, bevuto moderatamente come sopra dicemmo, conforta ed aumenta il calore naturale, espelle la bile gialla col sudore e l'urina, riscaldando ed inumidendo modera la bile nera, ammorbidisce le membra irrigidite, indurite e secche per la fatica e l'eccessiva stanchezza, toglie la spossatezza e ridona le forze ai malati, ingrassa i corpi, rinforza l'energia e l'appetito, elimina la dilatazione e la flatulenza. Ma, qualora si beva trascurando un ragionevole limite oppure fino all'ebrietà, genera turbamento della mente, stoltezza, apoplessia, epilessia, paralisi, tremore, spasmo e simili...."

A quel tempo era presente soprattutto una antica e radicata diffidenza nei confronti di chi beve acqua: questa idea ricorrente che attraversa tutte le società, dall'alto medioevo fino all'inizio del secolo XX sia per la pulizia che per l'alimentazione, non fu dovuto solo alla difficoltà nel procacciarsi questo prezioso elemento, ma soprattutto al forte convincimento culturale secondo cui tutti coloro che bevono acqua si ammalano. Tale diffidenza, testimoniata fin da una Epistola in cui san Paolo ammonisce Timoteo a smettere di bere acqua e a ricorrere invece al vino, "perché ti curerà lo stomaco e i mali di cui soffri", è ripresa dalla saggezza popolare che, mentre esalta il vino come sangue dell'uomo e antidoto alle più svariate malattie, attribuisce all'acqua il potere di accorciare la vita e di provocare tristezza e malinconia. Il vino elimina i cattivi umori negli adulti e i vermi nei bambini mentre proverbi e detti suggeriscono che dal buon vino ne segue il buon sangue, il vino è il latte dei vecchi, il vino è il sangue dell'uomo, il vino allunga la vita, l'acqua accorcia gli anni, l'acqua fa male, il vino fa cantare.

La classificazione organolettica del vino, nel 1600 si faceva sulla base del colore, del gusto e del piccante (frizzante). le preferenze andavano ai vini rosati, dolci e frizzanti; il moscato era in questo periodo un vino secco. I vini bianchi dolci venivano prodotti con uve non aromatiche.

Le prime testimonianze sul vino nella cultura medica risalgono al V, IV secolo a.C., al corpus ippocraticum che lo consiglia per combattere la febbre, come diuretico, come antisettico e aiuto nelle convalescenze.
E' certo, inoltre, che per oltre duemila anni, il vino sia stato l'unico antisettico utilizzato sia per disinfettare le ferite, che per rendere potabile l'acqua. La fonte più ricca e dettagliata sull'uso del vino come rimedio, è quella offerta da Galeno, medico di Marco Aurelio, che nel suo De Remediis dedica un capitolo alla terapia con ricette a base di vino.

Durante il 1600 il vino non era considerato solamente una gradevole bevanda ma veniva anche utilizzato per produrre dei rimedi per varie malattie. Per curare la melanconia, il tremor di cuore, la rogna e la lebbra, togliere i cattivi pensieri e i vermi dall'intestino si usava il vino alla borragine ed alla melissa; oppure per prevenire la peste, le piaghe, per curare la tisi e la febbre quartana, il morbo caduco si prescriveva il Vino di rosmarino. Pisanelli, in un'opera del 1611 (Trattato della natura dei cibi et del bere), non parla mai di acqua, mentre raccomanda il vino vecchio per uso di medicine, il vino rosso per fare sogni grati la notte e il vino bianco per purgare le vene da gli humori corrotti.

Nei secoli successivi, ancora fino alla metà dell'800 famosi clinici tedeschi consigliavano l'uso di piccole quantità di buon vino come stimolante cardiaco. Oggi il vino, pur essendo ormai scomparso dal repertorio farmaceutico, resta un inseparabile accompagnamento delle buone pietanze e nessun medico proibisce il suo uso misurato.

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