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La collina di Pachum

  • Antonino Latino

    Autore

  • a.latino@cnasr.it

    E-mail

  • Montedit

    Editore

  • 10,50 euro

    Prezzo

  • Melegnano (MI)

    Luogo di pubblicazione

  • 2008

    Anno di pubblicazione

  • Collana Le schegge d`oro

    Note

E’ sicuramente vero che i ricordi fanno parte del nostro passato, ma è pur vero che questi rivivono dentro di noi, ci arricchiscono il quotidiano e contribuiscono a formare quello che siamo oggi e che diventeremo domani. Essi nel tempo assumono varie sfaccettature, che si possono concretizzare in un odore, in un sapore, in un’immagine, in un suono o semplicemente in una sensazione.Quando poi i ricordi sono legati ad un’infanzia semplice e spensierata, tutto assume un colore ed un calore particolari.Si delineano i tratti di un’esistenza serena, proprio perché legata ad un passato che è tale.Come i ricordi, anche le tradizioni sono fondamentali, esse fanno in modo che un uomo si senta legato a qualcosa, faccia parte del mondo che lo circonda e viva il proprio presente ancorandolo a dei punti fermi, senza i quali niente avrebbe più significato.E’ attraverso un processo fatto di ricordi e di tradizioni che il narratore ha voluto in un certo senso ripassare la sua vita, colorando il proprio passato con tutte quelle sensazioni che ancora oggi lo rendono così vivo da sembrare presente, così caldo da sperare che sia anche futuro e così colorato da desiderare che resti sempre a tinteggiare la sua esistenza con i colori del sole, del mare, della terra, del cielo, dei caseggiati e a stuzzicarla con tutti quegli odori che inebriarono la sua vita di giovane.Questi ultimi sono tanti e talmente ricchi che si rincorrono nella sua mente in un susseguirsi infinito ed indefinito. Una collina a vigneti, un castello dorato con uno spropositato stemma, una piazza misurata a sarme e dei caseggiati che, nella fantasia diventano castelli medievali, dove il Principe di Villadorata del paese di P e della Val di NO, al di sopra dei mustazzassalli, dei varbassori e massarsini ricorda la vecchia gerarchia, coinvolgendo il narratore a mischiarsi e vivere con loro in quel tempo.I personaggi veri, ma a volte fantastici, si muovono assieme ai bardotti, ai muli e agli asinelli, quasi sempre maltesi, comprati alla fiera di mezzagosto.I re e i papi, sono inseriti in uno schema ben definito e determinato, con avvenimenti che l’attento lettore saprà cogliere passo passo; mai inadeguati e tanto meno inopportuni.Non mancano i riferimenti storici e letterari. Tra i personaggi menzionati, spiccano le figure di Federico II di Svevia e di Dante Alighieri che impersonano le figure che il narratore incontra vicino l’uscita della grotta del Monaco. Dante, sommo poeta, durante la sua vita era rimasto affascinato dalle suggestive bellezze del paesaggio dell’antico “Promontorium Pachyni” e ne decantò le bellezze nella Divina Commedia, dove scrive: “E la bella Trinacria che caliga tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo che riceve da Euro maggior briga, non per Tifeo, ma per nascente solfo…” (Divina Commedia, Paradiso, Canto VIII, vv. 67-70)Molti i nomi, anche dei paesi, che restano celati. Tutto a significare che poco importa come si chiamino un personaggio o un luogo, l’importante è che questi riescano a trasmettere qualcosa che vada al di là della propria fisicità.La raccolta dell’uva, la mattanza dei tonni, gli antichi caseggiati sulla collina, o più semplicemente la vecchia che opera le galline, tutto assume un significato carico di colore e di passione.La seconda parte si concretizza con una narrazione metafisica che rientra nel fantastico e che trasporta il narratore in una dimensione surreale, ricca di particolari espressi con padronanza di lessico e di contenuti.Si passa da una narrazione fatta di ricordi e sensazioni, ad una narrazione fantastica, frutto di una immaginazione ed una fantasia che riescono ad andare oltre l’impensabile.Ed ecco che appaiono figure come quella del Divinangelo, che ricorda la Nike di Samotracia, per mano della quale, il narratore, viene preso e catapultato in un mondo fantastico, fatto di illimitate radure, spropositate megacostruzioni, sconfinate dogane interstellari, magazzini colmi di anime dove, con carte bollate celestiali, egli presenta l’estratto conto dei pensieri.Si trova così a scontare la pena nella piramide a centrifuga temporale che sprigiona il fumido centrifugato.Volendo tirare delle conclusioni, questo libro potrebbe intitolarsi “il magazzino dei ricordi” proprio per la sua capacità di contenere una così vasta quantità di pensieri e sensazioni da dare l’impressione di un luogo in cui conservarli, custodirli, al riparo da tutte quelle influenze esterne che ne contaminerebbero la purezza. E’ così ricca e vasta la narrazione, che leggerla fa venire la voglia di leggerla ancora e poi ancora, divorando d’un fiato i capitoli, senza rendersi conto di arrivare alla fine. (A.L.)

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