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Il mandorlo


Nella Cusumano Lombardo

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Agrigento, la città dove sono vissuta per i miei studi di scuola media inferiore e superiore, celebra ogni anno la Sagra del mandorlo in fiore tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, quando gli alberi di mandorlo della Valle dei Templi si ricoprono di delicati e splendidi fiori di color bianco-rosato. La delicatezza dei fiori di mandorlo è particolare perché si collega ad un leggero profumo che sa di miele e di spezie indefinibili, senza dire della fragilità dei fiori rispetto ai rami legnosi e resistenti anche allo scirocco più spietato e violento.
Nello spazio verde attorno al fabbricato che ospita l’Istituto tecnico Giovanni XXIII di Ribera, dove ho insegnato per un periodo della mia vita, esiste un grande albero di mandorlo che fiorisce puntualmente alla fine di gennaio e illumina di luce bianca il verde del prato ricco di fiori gialli del trifoglio chiamato dai ragazzi “acetosella” perché dallo stelo si sprigiona un succo acidulo.
Il nostro albero, che viene coltivato insieme alla vite e all’olivo, può raggiungere l’altezza di 10 metri e trasforma i suoi fiori in drupe ovali di colore verde; leggermente solcate da un lato, racchiudono il seme, la mandorla, ben conosciuta per gli usi svariati, nella preparazione dei dolci e di certi particolari piatti siciliani.
L’albero del mandorlo proviene dalle regioni dell’Asia centro-occidentale e fu coltivato molto nei millenni precedenti la nostra civiltà cristiana, il suo legno è duro, pesante e compatto e prende bene la lucidatura.
Le mandorle, vuole la tradizione, furono utilizzate dalle suore del convento della Martorana di Palermo per preparare la pasta reale e modellarla in forma di frutta e di ortaggi detti “di martorana”. Si dà il nome di marzapane ai dolci di pasta reale perché una graziosa leggenda vuole che a Venezia, nell’Ottocento, un monaco per sfamare i mendicanti che chiedevano pane, ebbe la felice idea di far macinare le mandorle (unico frutto accettato durante la questua), unire la farina ottenuta allo sciroppo di zucchero per formare dei piccoli pani da distribuire in piazza San Marco. I panetti furono chiamati Marcis pane, quindi marzapane.
Il fascino dei dolci o frutti di marzapane o di martorana su quanti visitano la nostra Sicilia, amara terra di conquiste e di svariate dominazioni, ignorata e avvilita dai potenti di questo mondo, si spiega come bisogno di armonia e di bellezza rintracciabile nella natura e nelle tradizioni siciliane. Questa nostra isola è di certo prediletta dal buon Dio che fa sbocciare i fiori del mandorlo nella stagione più fredda creando nella Valle dei Templi di Agrigento e in tante altre zone uno spettacolo di grande suggestione.

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