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L`olivo saraceno


Nella Cusumano Lombardo

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Un rigoglioso oliveto nel territorio di Castelvetrano (TP)
(Foto tratta dall`archivio di Sicilia nel mondo)

Nella nostra Sicilia gli alberi di olivo crescono numerosi e molto frequentemente l’occhio del visitatore si posa su immense distese coperte da alberi tutti uguali dalla chioma ricca e dal fogliame verde-grigio, che fa pensare alle uniformi dei militari di un tempo. Il vento soffia molto spesso nelle zone costiere e per fortuna l’albero di olivo resiste alle intemperie, sa difendersi perché le sue radici affondano bene nel terreno.
Visitando la villetta di Lia mi ha colpito la vista di un olivo saraceno posto sul lato destro dello spazio verde che circonda il fabbricato: un tronco forte e nodoso che sorregge diversi rami poco armoniosi a prima vista, contorti e coperti qua e là da foglie e da grappoli di olive non ancora pronte per la raccolta. Osservare quell’albero significa meditare, ripercorrere la vita vissuta fino ad oggi e vederla con altri occhi, gli occhi dell’anima non sempre disposti a guardare e a riflettere per il ritmo vertiginoso dei nostri giorni, carichi di pensieri, di ansia, di preoccupazioni.
L’olivo “saraceno”, leggo in Alfabeto pirandelliano di Leonardo Sciascia, è tipico delle zone costiere siciliane. Lo stesso Sciascia narra che Luigi Pirandello, poco tempo prima di lasciare questa terra, chiamò il figlio Stefano e gli suggerì per la sceneggiatura de I giganti della montagna: "Vedo al centro della scena un grande olivo saraceno."
La nostra terra è per certi versi la terra di Pirandello, quando situazioni paradossali generate da stereotipi, da remore ancestrali ci pongono di fronte all’assurdo che piomba sulla nostra esistenza. Vero è che l’olivo è simbolo di pace, che la colomba scampata al diluvio universale ne portava un rametto nel becco, rasserenante il verso dannunziano che recita: Fratelli olivi /che fan di santità pallidi i clivi. Ma l’olivo saraceno significa sofferenza, tormento per i suoi rami oltremodo contorti, fortezza per le sue radici ramificate e solide, bellezza per le infiorescenze color argenteo-verde che diventeranno il frutto, l’oliva che rallegra la nostra tavola e, spremuta, ci offre l’olio prezioso per la nostra salute.
La sofferenza dell’oliva che produce il nostro olio “verde” deriva di certo dal tormento dei rami che l’hanno sostenuta, dalle radici contorte che l’albero, nonostante tutto, guarda compiaciuto e lieto per il dono di esserci. Tante altre situazioni ci riportano al nostro albero-amico, che rimane con noi quando l’olivo benedetto nel giorno delle palme entra nelle nostre case a significare il grande dono della vita e della sofferenza.

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