Il melograno
Nella Cusumano Lombardo
Fotografia di N. Cusumano Lombardo
Il melograno simbolicamente significa la vita per i suoi numerosi chicchi di color rosso-rubino che sono i semi racchiusi in un frutto, la melagranata, particolare per la sua sfericità, segno di perfezione e di compiutezza.
Il Cantico dei Cantici, scritto nel periodo che va dal 400 al 330 a.C. è il carme più sublime della poesia ebraica, forse composto da più poeti o da uno solo in diversi momenti, ricco di molteplici simboli che nascondono figure e significati relativi alla teologia oppure a miti arcaici o a tradizioni scomparse. Gli interpreti cristiani vedono nel Cantico il mistico legame tra Cristo e la sua Chiesa: amore spirituale che, per essere pienamente compreso dalla mente umana, è stato espresso nelle forme sensibili dell’amore tra due giovani. Troviamo nei versi ricchi di cromatismo accentuato, un inno alla bellezza e all’amore: … “spicchio di melograno sono le tue gote/ dietro il tuo velo …/ i tuoi rivi fanno un giardino/ di melograni con frutti squisiti…” e ancora: ... “Ero discesa nel mio giardino/ a vedere i germogli della valle/ a vedere se occhieggiava la vite/ se fiorivano i melograni” … e poi … “si aprono i fiori/ e gemmano i melograni” … Il dialogo tra i due giovani s’illumina di colori, di suoni e di immagini campestri tipici di un giardino magico, simile al paradiso terrestre, luogo di delizia e di perfezione. Ricorrono non solo immagini di fiori e di piante, ma figure di animali come la colomba, la tortora, la gazzella, la cerva, che vedremo anche nei mosaici bizantini e negli affreschi e dipinti del Cinquecento, a significare le più nobili virtù come la purezza, la semplicità, la modestia, l’innocenza.
In questo nostro pianeta le virtù sopravvivono nonostante tutto e l’innocenza propria dell’infanzia mi riporta ai doni che in Sicilia i bambini ricevono giusto il giorno dei morti. Il 2 novembre degli anni 50, mia sorella ed io eravamo felici di “trovare” i regali dei morti: c’era di tutto, dalle arance di zucchero colorato ai pupi di zucchero, dalla frutta di martorana al giocattolo, al frutto del melograno. Solo che i piccoli non comprendevano il significato dei doni e tantomeno la simbologia della melagranata e si fermavano ad osservare i doni dei morti ai bimbi di famiglie modeste: solo qualche tarallo bianco o colorato, un paio di calzettoni e una melagranata, perché mai? Qualche adulto spiegava la disuguaglianza col dire : i morti sanno portare i doni più belli ai più buoni … Per tutta la giornata del 2 novembre i piccoli girovagavano per le vie del paese mostrando ad amici e parenti i doni e ponendosi mille domande, che ancora oggi non trovano risposta ...