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L’arancio


Nella Cusumano Lombardo

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Lungo il tratto veloce che collega Sciacca Terme ad Agrigento, appare sul lato destro un grande cartello che propone al viaggiatore “RIBERA CITTA’ DELLE ARANCE” e di fatto nella stagione della zagara, abbassando i vetri dell’auto, si è avvolti da una forte ondata di intenso profumo proveniente dagli aranci in fiore. La piccola città della mia infanzia viene così definita per la ricca produzione di agrumi che ha consentito agli abitanti un certo benessere più nel passato che nel presente, purtroppo per la concorrenza dei paesi produttori di arance come la Grecia, il Marocco o la Spagna.
La coltivazione dell’arancio è tipica di quella zona come di tante altre dell’Italia meridionale e insulare, ma le origini del nostro albero ci riportano al magico Oriente: il nome deriva dal persiano “ narang”, i Romani forse lo conoscevano nel I secolo d.C. ma solo dalla Cina venne introdotto in Spagna e in Portogallo agli inizi del sec.XIV. Si legge che Vasco de Gama, nel diario della prima missione portoghese in Oriente, accenna alle arance in questi termini: “sonvi melancrie assai, ma tutte dolci” ed è facile immaginare che l’arancia comune venisse chiamata “Portogallo” o partuallu per la conoscenza che ne ebbero gli esploratori portoghesi. Negli anni successivi al 1520, gli agrumi erano diffusi in Italia e non solo il nostro albero, ma il bergamotto, il pompelmo, il mandarino e il mandarancio.
Molte note interessanti ci riportano all’arancia, frutto particolare per i sali minerali che contiene e per le vitamine B ,C e P, quest’ultima detta anche “rutina” utile a rinforzare e a rendere più elastici i vasi sanguigni. Affermano gli studiosi che la spremuta d’arancia è indicata anche in caso di disturbi epatici e gastrici e può essere consumata pure dai diabetici, dato che la presenza di zuccheri è relativamente scarsa. Il nostro frutto dorato è prezioso per la nostra salute perché ci offre un mix di sostanze utili per la prevenzione del cancro, per l’equilibrio del sistema nervoso e per ridare energia alle persone affaticate e vittime dello stress. Inoltre l’arancia amara definita comunemente “selvatica”, serve all’estrazione degli oli essenziali utilizzati per la preparazione di liquori e di profumi. La nostra Sicilia coltiva ottime varietà di arance che sui mercati europei ed italiani vengono apprezzate poco a causa della concorrenza di alcuni paesi del Mediterraneo, come ho già detto, che forniscono un prodotto di qualità inferiore a minor prezzo… L’errore va rintracciato nella crisi generale del nostro sistema economico per non dire altro.
Ritornando all’arancia, che mi riporta ai tempi della mia infanzia, molti dolcieri specialisti nella creazione dei “pupi di zucchero”, riuscivano a preparare anche le arance di zucchero, enormi e coloratissime, con sfumature rosate e adorne di due grandi foglie di stoffa. Per la “festa” dei morti, nel vassoio colmo di regali, si facevano notare le arance di zucchero insieme frutta di martorana, qualche giocattolo e i taralli, al gusto di limone o di cioccolato. Le preziose arance venivano consumate per ultime, quasi a voler godere della loro bellezza e armonia quanto più possibile. In prossimità del Natale, anche il nostro presepe, allestito in un angolo della sala d’ingresso, ricordava l’albero delle arance per la presenza di un gruppo di statuine che mia madre aveva acquistato a Palermo, in un negozio della via Roma. Erano raffigurati l’albero con le arance mature, il contadino che si apprestava a salire su una scala appoggiata ai rami e l’asinello carico delle ceste adatte a contenere il frutto raccolto. Il gruppo era ammirato dai bambini e dagli adulti che avvertivano una “serena letizia” specie se si accendevano le luci colorate intermittenti. Noi ragazzi quasi per gioco davamo un nome ad ogni personaggio riferendoci ai nostri cugini e agli adulti, ragion per cui il Natale era una grande festa di famiglia attesa più di ogni altra per il raduno, nell’antica casa di mia nonna Tina, delle zie, sorelle di mia madre, con i loro familiari. Sulla tavola lunghissima addobbata con foglie di alloro e arance, stavamo sedute 30 e più persone, liete di condividere il cibo semplice di allora, i dolci natalizi e la frutta, un trionfo di agrumi, dal limoncello ai manderini e alle arance, sempre presenti in tutte le varietà, per illuminare ancora di più il nostro Natale.

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