Gli inglesi e la cultura del vino a Marsala
di Giovanna Favara
Marsala vista da Mozia
Foto Damiano Librizzi
A causa di una tempesta, approdò casualmente lungo le coste della città di Marsala John Woodhouse, un mercante inglese. Egli apprezzò subito le caratteristiche del vino locale poiché erano molto simili a quelle dei vini iberici.
Risalirebbe al 1773 la prima spedizione in Inghilterra di settanta botti di vino come Madera e solo dopo aver constatato il gran successo riscosso sulle tavole e nelle taverne inglesi, decise che fosse ormai inutile nascondere l`esatta provenienza.
Il contrammiraglio Nelson, dopo aver ordinato una fornitura di 500 pipe del miglior Marsala per il suo bastimento, ebbe a dire che è così buono che può figurare alla mensa di qualunque signore.
Ebbe così inizio il periodo aureo della produzione vitivinicola marsalese, i cittadini si spostarono nelle campagne per impiantare i vigneti conferendo alla città di Marsala un aspetto topografico singolare di città-territorio, numerosi "bagli" furono adibiti a stabilimenti vinicoli e molti altri furono costruiti per la lavorazione e l`invecchiamento del vino Marsala.
Venuto a conoscenza del successo commerciale conseguito da Woodhouse, giunse in Sicilia Benjamin Ingham, il quale ebbe il grande merito di aver contribuito a migliorare la qualità del vino locale divulgando le "Brevi istruzioni per la vendemmia ad oggetto di migliorare la qualità dei vini" tra i viticoltori non tanto perché questi sconoscessero le suddette norme ma perché le applicassero con rigore e costanza.
Grazie anche a Joseph Whitaker, il vino Marsala venne esportato in Germania, Francia, Russia e nel 1822 i bastimenti carichi di frutta, barilla, sommacco, zolfo e vino raggiunsero gli Stati Uniti e, successivamente, il Brasile e l`Australia.